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Le frizioni tra la placca euroasiatica e quella adriatica alla base dei fenomeni sismici in Italia

Secondo le stime degli esperti, nell’arco del prossimo millennio, la conformazione morfologica della penisola italiana è destinata a cambiare drasticamente.

Dal punto di vista geologico, l’Italia fa parte della placca euroasiatica, sospinta in direzione nord da quella africana.

Buona parte della penisola è situata su una sorta di micro placca tettonica - quella adriatica - racchiusa tra le Alpi a nord e gli Appennini a ovest seguendo la linea dei Balcani sino alla Grecia.

La frizione tra le placche, quella euroasiatica e quella africana, genera i fenomeni sismici cui assistiamo ormai molto spesso, causando un lento quanto implacabile spostamento dell’intera penisola.

Questa dinamica riguarda il movimento della micro placca adriatica, la quale costituisce la parte più settentrionale della macro placca africana.

I movimenti delle placche

La placca africana preme verso nord contro la placca euroasiatica spingendo la placca adriatica a scendere sotto le Alpi

Tali sollecitazioni costringono l’Italia in un movimento rotatorio in senso antiorario il cui perno è nei pressi dello Stretto di Messina.

Il Mar Adriatico è, quindi, destinato a ridursi gradualmente fino a scomparire del tutto quando la penisola italiana si congiungerà ai Balcani.

Tale dinamica generale provoca eventi sismici a “grappoli” o sciami in diverse zone dello stivale che, nonostante siano tra loro indipendenti, rispondono organicamente ai medesimi processi geologici.

Zone a rischio sismico

Le zone a rischio sismico maggiore sono, infatti, quelle concentrate lungo l’Appennino centro-meridionale fino all’arco Calabro-siciliano.

Nonostante negli ultimi anni la nostra attenzione sia stata richiamata dai terremoti del centro Italia, storicamente i peggiori eventi sismici si sono verificati nel sud Italia.

L’Italia ricorda come terremoti più catastrofici quello di Messina-Reggio Calabria del 1908 e quello dell’Irpinia del 1980.

Il terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908 di magnitudo 7.2 è ricordato come uno degli eventi più disastrosi della storia italiana.

Il sisma con epicentro nello stretto di Messina provocò la morte di metà della popolazione messinese e di un terzo di quella calabrese, oltre alla distruzione di entrambe le città.

Le cause del terremoto sono da attribuirsi ad un sistema di faglie scoperte di recente sul fondo del Mar Ionio, che stanno allontanando progressivamente la Sicilia dal resto della Penisola.

Si tratta di spaccature profonde e lunghe decine di chilometri che rendono questa zona del Mediterraneo ad alto rischio sismico e vulcanico.  

Nel 1980 il terremoto di magnitudo 6.8, con epicentro nell’Irpinia, in 90 secondi provocò 3000 morti e 150 mila edifici distrutti.

Il terremoto fu causato dalla frattura di tre segmenti di faglie lungo la catena appenninica.

Gli eventi più recenti sono quelli che hanno interessato il centro Italia, primo fra tutti il terremoto dell’ Aquila del 2009.

Già all’indomani del sisma del 6 aprile che distrusse la città abruzzese, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) affermava che la perturbazione indotta dall’evento avrebbe portato ad uno sciame sismico che non si sarebbe esaurito se non nell’arco di dieci anni.

Nel 2016, a confermare tale ipotesi, si sono verificati i terremoti di magnitudo 6.0 che hanno devastato Amatrice, Accumoli e Arquata.

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fonte immagine: http://www.esa.int